ANSIA E DEPRESSIONE PER TUTTI

Di: | Tags: | Commenti: 0 | Giugno 26th, 2015

depressione-rimedi‘Entro il 2020 i disturbi mentali saranno le patologie più invalidanti, superando anche cardiopatie e malattie tumorali’. Questo il titolo di un articolo tratto da un recentissimo Convegno in tema di disagi psichici.

La fonte riporta che il 38% della popolazione (dati europei) è affetta da un disturbo mentale: in numeri si tratta di 160 milioni di persone che annualmente consultano i professionisti del caso per ovviare a depressione, ansia, insonnia e – spesso conseguente ma a volte antecedente – abuso di sostanze. Le ripercussioni temporali di una tale ondata di malessere sono piuttosto preoccupanti: stando alle parole del professor Antonio Vita (Università degli Studi di Brescia): tra 20 anni il numero di individui affetti da malattie mentali potrebbe raddoppiare.

Si discute poi dell’allarmante abbassamento dell’età media dei pazienti che riscontrano disagi psichici: giovani e giovanissimi contribuiscono ad accrescere le statistiche, complici i disordini nutrizionali nonché il consumo di sostanze stupefacenti e alcool. Come preannunciato, l’abuso di queste sostanze aumenterebbe di almeno 5 volte il rischio di depressione (NCS, ECA Study).

La cassa di risonanza che i dati summenzionati rivestono per l’intera popolazione è sotto gli occhi – o sarebbe più azzeccato, benché più crudo, dire nelle tasche – di tutti. Meno forza lavoro e carico lavorativo mal distribuito, considerando che chi è affetto da disturbi mentali si assenterebbe dal posto di lavoro in percentuale maggiore (+ 25%) rispetto a coloro i quali lamentano problemi di natura fisica. Altri studi suggeriscono che la spesa sociale dovuta alle malattie di natura psichica si attesta attorno ai 10 miliardi; spesa che si assottiglierebbe in maniera considerevole attraverso un investimento (di) 400 milioni dedicato alla prevenzione e alla cura di queste patologie.

Prevenire dunque! L’importanza della prevenzione è troppo spesso ignorata in favore di un maldestro e costosissimo rattoppo dei dilaganti danni conseguenti.

psicoterapia-mente-umanaMi imbatto poi nel sottotitolo Verso una Psicoterapia Evidence Based e mi chiedo se davvero la pretesa di poter spiegare e risolvere tutto scientificamente sia ancora così forte. Evidentemente sì se a seguire l’autore auspica la possibilità di individuare e ambire a una terapia basata su dati di successo o insuccesso puntuali, al fine di determinarne con minimo margine di errore la validità della cura in questione. Ancorare la psicoterapia alle evidenze scientifiche vuol dire saper tutelare ogni paziente, e garantire l’efficacia delle terapie proposte.

Considerando che ognuno di noi è come tutti gli altri, come qualcun altro e come nessun’altro, com’è possibile – mi chiedo – avere la pretesa di garantire l’efficacia della terapia proposta? Ogni nuovo paziente è un meraviglioso mondo da scoprire, decifrare e comprendere e non possiamo garantirgli neanche di riuscire nell’intento preliminare di sintonizzarci con lui; figuriamoci quanto possiamo garantirgli che una terapia – poiché vagliata empiricamente (seppur con minimo margine d’errore) – sia efficace per il miglioramento del suo stato di salute. Il tutto mi pare contraddittorio a monte: insomma, dove inserire questo minimo margine d’errore nella garanzia dell’efficacia terapeutica? Personalmente e professionalmente, ciò che a me pare indiscutibilmente da garantire è la sempre pronta e formata onestà professionale. Una onestà in grado di svelarci la nostra possibile impotenza dinnanzi casi che per diverse ragioni non siamo in grado di affrontare e per i quali, dunque, la terapia proposta sarebbe addirittura dannosa. Diversi colleghi mi dicono di avere esperienza professionale di numerosi insuccessi nell’ambito delle tossicodipendenze, altri ancora di riscontrare annose difficoltà nel trattamento dei gravi disturbi di personalità. In quale anfratto dell’utopica certezza si colloca la terapia evidence based?

download (1)Fortunatamente poco più in basso leggo Medicina personalizzata: il futuro della salute mentale? Paragrafo ove viene sottolineata l’importanza del creare terapie individualizzate per ogni singolo paziente. L’applicazione di questa terapia nel campo della salute mentale propone un approccio al paziente attento alle caratteristiche individuali e ai tratti di unicità del soggetto (a livello genetico, epigenetico, fisiologico, fisico, temperamentale, traumatico, relazionale e ambientale). Un insieme di informazioni personali preziose, che, se raccolte e analizzate con attenzione possono aumentare le possibilità di successo della terapia e ridurre al minimo gli effetti collaterali.

Visione più aderente alla realtà e pregna della soggettività e discrezionalità di una terapia che certamente deve basarsi su una formazione oggettiva e profonda del terapeuta come sulla necessità e impegno del paziente di volgere al cambiamento, conditio sine qua non la buona riuscita della relazione terapeutica.

FONTE:

https://www.insalutenews.it/in-salute/entro-il-2020-i-disturbi-mentali-saranno-le-patologie-piu-invalidanti-superando-anche-cardiopatie-e-malattie-tumorali/

 

Dottoressa Claudia Marceddu

Psicologa clinica e forense

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