IL VOLTO CELATO DELLA MATERNITÀ

Di: | Tags: | Commenti: 0 | Maggio 8th, 2015

post_partum_aw-2-e1407943552244Per poter parlare di depressione post partum è necessario parlare anche della Gravidanza e di come questa rappresenti non solo un periodo di crescita per le future madri, ma anche un periodo di crisi, che le porterà a dover riorganizzare il proprio assetto psicologico, la relazione con il proprio corpo e il rapporto, non solo con il partner, ma con tutte le figure rappresentative per sé e per il nascituro. Crisi che assume una doppia valenza: da un lato di tipo evolutivo e dall’altro di estrema vulnerabilità, con impliciti rischi di distorsioni psicopatologiche essendo la donna soggetta ad una profonda destrutturazione e successiva riorganizzazione del suo senso di identità.

Si tratta quindi di un faticoso e lungo cammino, dove gli elementi simbiotici (essere madre, la formazione dell’unità madre-bambino) e quelli di individuazione-separazione (avere un bambino, immaginare il nascituro come altro da sé), confermano alla donna l’integrità del proprio corpo contro delle fantasie inconsce di deterioramento, dando l’avvio ad una relazione simmetrica madre-bambino.

Riconoscere e diagnosticare precocemente la depressione post partum risulta spesso difficile soprattutto per la natura mascherata ed ambigua dei primi sintomi: si può assistere -ad esempio nei primi mesi- ad una depressione sorridente. È altresì possibile che la madre depressa tenda a vivere in modo ritirato con il suo bambino e faccia fatica a riconoscere ed ammettere il suo stato di sofferenza. Uno dei motivi che le impediscono di cercare aiuto sembra essere l’immaginario popolare che trasmette un quadro idilliaco di felicità entro il quale bisognerebbe trovare istintivamente i gesti dell’efficacia materna. Questo è precisamente il pensiero di Guedeney, il quale ha argomentato il paradosso della madre depressa descrivendo quel tipo di donna che ritiene di non avere il diritto di sentirsi triste, infelice o depressa in un momento che dovrebbe essere caratterizzato – secondo il senso comune – da grande felicità e senso di realizzazione; nel momento in cui ella riconosce la propria depressione tende a giudicarsi in termini morali considerandosi una cattiva madre. Ciò non le consente di comunicare alle persone a lei più vicine le sue preoccupazioni e finisce per chiudersi in un universo abitato solo da pensieri terribili.

La depressione post-partum può compromettere la capacità materna e, di conseguenza, anche quella della diade madre-bambino, di regolare reciprocamente l’interazione, portando ad una disregolazione degli affetti nell’interazione che interferisce con il processo di apprendimento del bambino.

La valutazione è di primaria importanza per promuovere un intervento precoce sulla donna, sulla costruzione della relazione madre-figlio e sulla relazione di coppia. Risulta pertanto utile offrire alle madri un costante supporto di rete da parte di tutti gli organi territoriali competenti, realmente e potenzialmente coinvolti.

 

Dottoressa Valentina Mossa

Psicologa clinica e forense

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